(2) Questo telegrafista di Avigliana Basilicata ha progettato una colonna di stile, dirèbbesi, burocràtico, da illuminarsi elettricamente. L'ingrediente della luce elèttrica fà parte anche di altri progetti, come ad esempio di quello del dottore Depraz (n. 21) che cangerebbe la mole Adriana in un gran faro, di quello del S.r Falcioni (n. 30), e di quello del S.r Anteri Pomar (n. 195) consistente in un mucchio di cùpole e pòrtici con un reggimento di bronzea cavalleria sul tetto ed un angelone. "Cento saranno le colonne - dice l'autore con drammàtica foga - e ogni città scolpirà la sua. Al sòrgere della notte, sulla fronte dell'Angelo splenderà la stella d'Italia..."
(3) Il Sig. Camillo Ferrara, ex-ufficiale in ritiro (bozz. n. 22) vorrebbe, non un monumento di bronzo o di marmo, ma un opificio dove poter impiegare moltissimi lavoranti. Nell'opificio sarebbe poi collocata una fontana coll'erma del Re. L'autore chiama sè stesso (a torto) un matto che non sragiona.
(4) Dal canto suo, il francese dott. Depraz si propone principalmente di lavare gli italiani, e i romani in ispecie. Suggerisce quindi di fabbricare le Terme Vittorio Emanuele intorno alla mole Adriana, cangiando questa in un gran faro elèttrico. Il Depraz osserva, con francese modestia, che tale idèa è superiore a tutti i progetti di marmo che pittori, scultori ed architetti potrebbero presentare. Egli desidera anzitutto "la rigenerazione igiènica del pòpolo."
Al signor Depraz e all'altro citato nella precedente nota nùmero 3, sarebbe anche da aggiùngersi il signor Elia Rapetti (bozz.
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I mattoidi
Al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II
di Carlo Dossi (alias Carlo Alberto Pisani Dossi)
Sommaruga Roma 1884
pagine 47 |
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