A Cletto Arrighi
che, primo, si accorse di me
Capitolo quarto
Degno di Paracèlso! È lo studio degli studi. Sente il tabacco, l'inchiostro e la citazione latina. È a tramontana, a terreno; è a volta da cui die' in fuori l'umidità. Tien le pareti, tutte a scaffali, con su spaventosi volumi in ramatina come il sospiro dei gatti. Ecco i dieci schienali arabescati di oro della rarìssima òpera "de nùmero atomorum"; presso, è la completa voluminosa sèrie delle gramàtiche (gramàtica, cioè a dire, il modo con cui si apprende a piedi il montare a cavallo); poi, raccolta delle più massiccie disputazioni... e quella sulla parola culex, e l'altra intorno alla lèttera e considerata siccome còpula, e la arcifiera "sulla natura dell'aurèola del Monte Tàbor". Ed ecco, in un tratto dell'ùltimo palco, il famoso trattato "de nuce beneventana" quaranta tomi in-octavo, vestiti di pergamena, i quali, per il manco di uno, sèmbran dentiera priva di un dente occhiale; ecco tagliando corto una infinita turba di libraccioni, e nelle scansìe e fuori... spècula, theatra, convìvia, thesàuri... di astrologìa, teologìa, etimologìa, ed altre scienze in ìa tutta marròca.
Ma st! c'è seduta. Avverti a que' seggioloni pesanti, in cerchio, alti della spalliera, che quàdran le chiappe e intontìscon la nuca... Vuoti? eh! ciò non toglie nè dà; barba facit philòsophum, il seggiolone val l'acadèmico. Èrano, non è l'ora, occupati da sei polpettoni eruditi; dei quali, i troppi tìtoli e i nomi, chi sa tenere a memoria? chiarìssimi peraltro, e che, ronfando, si rifacèvano delle dotte fatiche.
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Cletto Arrighi Paracèlso Monte Tàbor
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