Passàrono alcuni momenti.
Trac; la maniglia diede un sobbalzo..
Ne sobbalẓ egli pure...
Le imposte infatti si apŕvano.
Capitolo primo
Un dopo-pranzo di estate; il sole fà da tŕpoli ancora alle gronde, e stelleggia i vetri a Praverde. Praverde è una brigata di case attorno di un campanile su 'n monticello isolato.
Sotto di lui, la pianura. L'occhio, dall'alto, non si lascia mai di c̣rrere lungo le viti a festone ed i filari di gelsi dalle seguaci ombrettine; di attraversare i verdi pratelli solcati di rivoletti e i campi dalle ande quasi a riga e compasso; nè di girare e le cascine e i tuguri, coś puliti, coś di pace... in distanza, saltando e risaltando canali, siepi, sentieri. È, come si avesse innanzi una gran planimetŕa a colori.
Ma, da lontano, un rintrono. Che vi ha? Niun contadino astṛloga il cielo. Vi ha un temporale, ma è copia; quello dell'uomo; cattivo mille volte di più; mille di meno, maestoso.
Cannone che tuona annuncia sempre malanno; dove ora rimbomba, quel medèsimo sole, che qú a Praverde con un faccione padre-famiglia assàngua le uve e annera la barba alle spighe, rischiara la via, dà rilievo al delitto. Là in fondo, venti miglia da qú, case rubate, tralci schiantati, pozze di sàngue; là in fondo o fraoĺne infelici! migliaja di poveretti, temerari per la paura, incalzàndosi, ammontonàndosi, sàlgono un colle, sotto la scaglia che spazza.
Ma dileguata è la luce; il cannoneggiamento tàque.
A Praverde, su 'n terrazzino che riguardava la sanguinosa scacchiera, stàvano abbracciate due donne; ṣcera e nuora.
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Praverde Praverde Praverde
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