E Arrighetta, al pàllido lume dell'alba, vide donna Giacinta staccarsi dal seggiolone, su dove, abbigliata, avea passato la notte, e camminare in punta di piedi verso la porta... In quella, èccoti entrare, tutto sgomento, una fantesca:
I nemici si avànzano!
Zitto! fece la vecchia. Ma, troppo tardi! sua nuora era già balzata dal letto.
Fuggiamo! ella gridava Il mio Alberto è morto, fu ucciso! Ed ora gli uccideranno anche il figlio... Mamma, per carità! Perchè mi tenete? Ajuto! mi lascia... Voglio fuggire, devo E cadde in una tale eccitazione convulsa e tanto si dibattè, che donna Giacinta dovette ordinare, a voce alta, che si attaccasse.
La carrozza ha rotta la sala osservò il cavallante, comparendo alla porta.
Fuggiamo! sclamò, quasi strozzata, Arrighetta. E cercava strapparsi dalle robuste braccia della fantesca.
La vecchia era alla disperazione.
Se non c'è la carrozza disse i cavalli ci sono. Attàccali a una timonella, attàccali a una carretta.
Presto! gridò la giòvane moglie.
Sùbito fe' il cavallante, e scomparve.
Arrighetta posò qualche poco. Vestissi sollecitamente, poi discese a terreno con donna Giacinta.
S'era messa una pioggia fina fina: a mezzo il cortile alcuni paesani s'affacendàvano intorno a due tarchiati ponies e a un calesso.
Dove si va? dimandò il cavallante.
E la vecchia: a Montalto.
Dio! come fanno adagio geme' la nuora battendo i denti.
Ma, infine, son nel calesso: il cavallante raùna le briglie, dà l'aìre ai cavalli.
Per toccare la strada che saliva a Montalto, era di necessità fare un due miglia su quella che, più lontano, attraversava la scellerata campagna; due miglia, imaginate, di spàsimo!
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