.. uno, due, tre, quattro, cinque, sei... sette! Per vero, non ne sapeva la giusta misura; ma, poco su, poco giù, questo avea ben l'aria di èsserne uno. E ne azzarderà egli un altro?.. Spìrito!
Mia cara nonna. Essendocotesto giorno quello...
Forza!
del nome tuo, e parendo-
mi, più degli altri, bello...
O sommo coro! già quattro. E così, continuando a tagliuzzare le frasi, che mano mano gli venìvano sotto, e avvertendo che quà e là consuonàssero (per evitare il che, in prosa, c'è il suo da fare) giunse la fine. Rilesse. Grande fu lo stupore di lui nel trovare come la istessa istessìssima cosa, scritta, invece che alla distesa a luccànica sembrasse, se non un'altra, tre volte tanto di considerazione.
In quella, tò sopraviene don Romualdo, un corto e spesso di uno, il quale faceva il prete di casa: don Romualdo, lui che regolava i camini e le stufe, montava gli orioli, metteva lo zùcchero entro il caffè, sostituiva lo smoccolatojo; lui che teneva, e ciò per qualùnque avventore, un magazzino di poesìe d'occasione, già bell'e pronte.
Va co' suoi piedi che il nèo-poeta chiedesse parere al navigato (forse, più che parere, cercava un rampino per declamare le sue povere cose); e non altrimenti va che il pretocchio ne paresse entusiasta. Que' versi, se non ambrosia, spiràvano odor di cucina. Don Romualdo, maravigliàndone Alberto, disse ch'èrano dei settenari, e tutto insieme costituìvano un'oda, parola che discendeva dal greco... nientedimeno!... cioè da odè, es, e, intorno alla quale certi testoni, avèan composto volumi e volumi.
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Romualdo Romualdo Romualdo Alberto
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