Nel quale, lì per schiùderne l'uscio, pàrvegli si ridesse. Aperto, nulla. Trovò invece Camilla e la contessa e la nonna, che discorrèvano serie; troppo serie...
Ed egli ne insospettì. Girato lentamente lo sguardo su loro, comprese che spasimàvan di ridere.
A che? Alberto crede' capire anche questo: per cui, cambiò il risolino del soddisfatto amor-proprio in una smorfia di malumore.
Buon giorno cominciò egli gutturalmente, e stonò.
Non ci mancava proprio altro! La contessa di-Negro recò il fazzoletto alla bocca, donna Giacinta il ventaglio: quanto a Camilla, giù, in uno scoppio di risa.
Il poverino imbragiò.
Oh mi verranno i baffi! disse infuriato.
Ma intanto gli venìvan le làgrime.
Capitolo terzo
Tutti gli sguardi si rivòlsero a lui...
Avverto che noi ci troviamo in un'àula del liceo Rovani. C'è un professore che insegna non bene, ed una occhiata di giovanetti che ascòltano male. Il lui è Alberto. Saputo dire alla commissione esaminatrice e quanti chiodi Noè adoperava per l'arca, e in che maniera i Fenici aprìvano l'òstriche, e di qual pelo era Dante, egli, pochi dì innanzi, èravi stato ammesso; ora, facea la sua prima comparsa.
E Alberto, rosso come un garòfano, salì alla càtedra e susurrò alcune parole al professore. Il quale:
Ah? ella si chiama Alberto Pisani disse con la medèsima cantilena con cui dottorava dell'istituto privato Rosmini?... Bene, vada e segga nel quarto panco a sinistra, là, fra Caldarini e Tebaldi. Almeno la mi dividerà due ciarloni (risa) Non mi diventi il terzo però (altre risa) Signori! prego e ripigliò la lezione.
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