Alberto, con l'aria la più spaesata, giunse al posto indicato, e siedette.
La lezione, filosofìa.
Il professore e cavaliere, s'intende era l'illustre Pignacca, un uomo di peso (nè solo a stadera) il quale già avea commosso il mondo scienziato, il che viene a dire quattr'uòmini e un caporale, per certa sua particolare suddivisione nella psicologìa, quasichè la torta, con il variare del taglio, cangiasse. Inoltre, egli avea dato fuori un libro, scritto come italiano filòsofo può, cioè in istile-droghiere, nel quale e' volea insegnare scientificamente virtù... pensate voi! a fòrmole! come se matemàtica!... A buon conto, lui non ne apprese; seguitò a tenere la moglie sotto chiave e lucchetto, allorchè non le stava, tormento infernale alle coste; e ad incollare semenza nostrana su Giapponesi cartoni. Pignacca poi, come ognuno della filòsofa cricca, avea il suo gergo; dal che, liti strappa-capegli con chi, pur dell'istessa opinione, gergoneggiava diverso; e, come tutti gli altri fùrfuris ejusdem, non educava già a fare, ma a dire, nè tanto a pensare con il capo nostro, quanto con quello di lui.
Fortunatamente, nessuno degli scolari porgeva attenzione: era proprio la sua per conservare il cosìdetto lìbero arbitrio, quel lagrimino cioè, che l'època, il luogo ed il corpo in cui dobbiamo trarre una vita, pare ci làscino. Degli scolari, chi leggeva romanzi e chi scolpiva od inchiostrava panchi, chi giocava a tresette, a smerelli, ed anche alla mòra... e si fumava e rideva e barattàvansi pugni.
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Pignacca Giapponesi
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