Tamburellar con le dita e fuori di tempo sui vetri. E a disegno? Non temperarsi un lāpis. E a matemātiche, istorie, leggi, e via via? Bah! della parte maggiore il nome solo soletto; dell'altra, sottosopra lo scopo, e non pių. Infine! agli esercizi anche del corpo, nč adatto, nč uso. In nuoto, un pesce di piombo; nelle ginnāstiche, sčmplice spettatore; in arte equestre, noto solo alle scope e ai cavalloni di legno... Era palpābile prova il suo pōvero corpo, malnato, male-cresciuto... Tč, vedi.
E quė Alberto, tolto dal tavolino un candeliere acceso (chč, nota bene, egli usava sperar le sue ova al chiaro di luna o a quello della candela) andō a piantarsi innanzi uno specchio.
E il lume, battčndogli in viso da lato, gli riempė d'ombra le occhiaje e gli incavi delle magrėssime guancie.
Ne impaurė. Sgocciolāndosi addosso la cera e singhiozzando, si lasciō cader su 'na sedia... Egli senza talento! egli senza dottrina!... Cattivo... E brutto!
Capitolo quinto
Trac la maniglia diede un sobbalzo...
Ne sobbalzō egli pure...
Le imposte infatti si aprėvano"... Vi ricordate? Se sė, voi, miei lettori, cui il sopranaturale dā urto, non indispettite: polve di Pimpirlimpėna, in questo racconto, non ci ha.
Certo, si apriva la porta, ma semplicemente a Paolino, il servo, con un candeliere acceso ed un pacco.
Fu un verso sbagliato dopo una frotta di decasėllabi equisonanti nei pensieri di Alberto. Il viso di cui pārvene sė malgrazioso che Paolino, deposto senza dire parola ciō che recava, sųbito se la battč in punta di piedi.
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Alberto Pimpirlimpėna Paolino Alberto Paolino
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