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      Poco innanzi, una ventina di razzi imągine della pił desiderčvole vita, corta e splendente avea, per annunciare la chiusa di una festa paesana, stracciato l'ąere, e apparecchiato tabacco di naso agli uccelli. Il cielo, nero-fulģgine. Tratto tratto, una lusnąta vi abbarbagliava per un batti-palpčbra, facendo brillare, vetri, gronde ed ardesie: poi, tutto rintenebriva; e rispiccąvano le illuminate finestre. Ancor pił nero dell'ąere, il villaggio pareva allora un ammasso di spenti carboni.
      E al villaggio salģvano ad Alberto i suoni male-accordati di un tamburo e una tromba. Essi, di tempo in tempo, cedčvano a una voce di donna, acuta... Di botto, Alberto, si parte dal terrazzino, stacca un cappello dal muro, esce di casa; e, gił per la rampa, arriva al sagrato.
      In cui, a mezzo di una folla di rłstici e in pie' su 'na panca, illuminata da fiąccole, era un toccone di carne fčmina, con i capelli a vaso di maggiorana, le guancie a pane buffetto, e la pappagorgia; sua veste, una petturina di raso non-bianco, e una gonnella di garza; sotto, due colonnette da balaustrato. Il che maledettamente stonava con la vocina di lei. Ma ella ricorreva spesso al tamburo. Allora, un uomo alla destra, in maglie, con una ghigna da pignatta bruciata ed i capelli alla ciabattina, strideva una tromba; e intanto, un pagliaccio a sinistra, abbigliato da Meneghino, sganzčrla di uno a ventre di contrabasso e a muso biacca-e-mattone, gestiva, e, in rąuca voce quasi annegata nell'aquavite, gridava.
      E i tre saltimbanchi, rullando il tamburo, suonando la tromba, facendo un fracasso per trenta, si mčttono in marcia: dietro, la barabbaglia intruppata, a ciufoletti ed a fischi.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





Alberto Alberto Meneghino