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      Già ti dissi, credo
      Difatti, sì. Alberto si risovvenne che gliel avèano pinto per uno, che nelle più furiose dissolutezze si era infrollito ànima e corpo. Ora, usato di troppo alle sensuali emozioni e troppo alle morali non-uso per riuscirne a godere, vivea tanto da mèttere un giorno sull'altro; giorni tediosi, di una pesantezza di piombo.
      Enrico, appressàtosi, in questa, alla sbarra tra la corsìa e le sedie, chiamava Andalò.
      Il quale, venne.
      Sapresti cominciò Enrico; ma quì s'interruppe, e Andalò; ti presento Alberto Pisani, mio amico. Alberto! il marchese Lotteringo Andalò, ut supra
      I due nominati inchinàronsi.
      Sapresti seguitò Enrico al marchese il nome di quella bellìssima donna, in prima fila, alla dritta della porta di mezzo? Non mi par forestiera
      Andalò volse a lei un'occhiata, e...
      Un momento! un momento! Io, Carlo Dossi, ho quattro cosette da dire alle mie signore lettrici. Per voi, lettori uominacci, nulla: saltate. E dico "donne, stò in forse sul come a voi riferire il parlare del marchese Andalò, parlare senza camicia, e peggio. Certo, se voi foste state allevate secondo natura, esso non vi darebbe nè caldo nè freddo; ma, invece, vi hanno insegnata la cosìdetta virtù del pudore virtù cara ai deformi, sempre posticcia, figlia e madre ad un tempo della libìdine... Oè! non fuggite. Per voi, transigo con me e brucio io pure sull'ara di tale sporca virtù il mio granino d'incenso: non voglio darvi la pena (sebbene sia pena che acuisca il piacere) di lèggermi alla nascosa.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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