Passerò, dico, i discorsi del marchese Andalò per tutti e sette i crivelli... vi va? sicuro, del resto, che la imaginazione vostra, pudìca, può ricomporli... e con giunta".
No; non è forestiera disse adùnque il marchese con una voce slojata, che a chi l'udiva attaccava la fiacca È di quì. Si chiama Claudia Bareggi, figlia di un appaltatore di armata, un gatto in grande, morto cìnque o sei anni addietro...
E lì principiò a narrare a Enrico e ad Alberto quello che a voi, mie lettrici, secondo l'intesa, ripeto ora istacciato; come cioè, Claudia, intorno ai diciotto innamorasse di un tal Savojardo, nient'altri che il lava-piatti e pela-capponi e menarrosti di casa. Sorprèsili il babbo, àpriti cielo! un affare di stato! Si cacciò via sur i due piedi il sonator di ghirònda, ma la sua bella còrsegli appresso, e insieme a lei... le posate d'argento. E il babbo, dietro anche lui. Ma il babbo, per troppa furia di giùngerli, ribaltò e morì; per troppa furia di uscire dal mondo, dimenticò il testamento. I due rondinini gli dedicàrono allora un monumento, costoso... Ma e perchè volàron poi sùbito a Nizza? e vi piantàrono il nido? Egli è che l'aria di quì avea troppa buona memoria. Quì tuttavìa, di tempo in tempo, spiègan le ali; egli, per dare una scorsa agli interessi di lei, ella per rinfrescar la memoria di una certa prozìa, innumerèvole a soldi e ad anni.
Così dicea il racconto del marchese Andalò. Ma Alberto, tenendo fisi gli occhi in quelli di Claudia, bevea dal loro lìmpido smalto il contravveleno.
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