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      Inoltre capiva che la cristallina aria di lì, mettèvagli indosso più voglia di fare che non di scrìver romanzi... alla larga! alla larga!
      Ma, e dove andare? Ecco il punto. Alberto si rinfrescò quel poco di geografìa che gli restava in memoria, traversò l'Asia, toccò l'Oceania, l'Amèrica, l'Africa; viaggia e viaggia, finì con la mente nei Corpi-Santi della sua città, ad una pìccola casa, già di un prozìo. Di essa, non conosceva oltre la pianta, e si tenea padrone, solo perchè ne pagava le tasse. Mai non avea potuto nè affittarla nè vènderla.
     
      IL MAGO
     
      Eppure, cotesta casa, non avea niente di strano! non gronde sporgenti, non fumajoli bizzarri o torrette, non cabalìstici segni. Era una borghesìssima casa, col suo rispettàbile nùmero senza nè l'uno nè il tre, a due piani, semplicemente rinzaffata di bianco, e dalle persiane grigie.
      Ma le persiane stàvano sempre chiuse!
      Ebbene? che volea ciò dire? ch'essa avea molto più sonno delle altre. Non si può forse tenere gli occhi serrati anche di giorno?
      E neanche il padrone di lei, almeno per vista, era fuori del sòlito; un lanternone a barba biancastra, come tanti altri. Tuttavìa la gente dicèvalo il mago; tuttavìa le mamme, nel minacciarlo ai loro bambini quando cattivi, sentìvano, elle pure, spago. Ed io v'accerto ch'egli, ben in contrario, avrebbe baciato que' tosi che al suo apparire fuggìvano! Un mago poi, che, con l'abbondanza di spiritelli a' suoi cenni, scarpeggia gobbo e doglioso con la salvietta accoccata a comperarsi egli stesso, ogni mattina, e la fetta di manzo e il cìnque quattrini di sale ed il pane; è un mago, mi sembra, un po' troppo domèstico.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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