Era, sulla diritta a chi entrava dal pìccolo uscio, chiuso e sbarrato il portone di strada, e, a fronte a fronte di esso, il cancello che conduceva all'ortaglia, chiuso e sbarrato anche lui; ai lati del quale, di sotto le mezze-lune, due sedili di pietra ed una lunga carriola.
Suo barba fe', a bassa voce, la magra andava a pigliarli con quella...
E li portava? dimandò Alberto.
Là! ella rispose, additando a sinistra una porta.
Laboratorio a terreno lesse, scegliendo una chiave, Paolino Apro?
Apri
Il servitore ubbidì. Una tanfata li accolse. E, come fùrono tolti gli scuri, Alberto si vide in una stanzotta travata, a quattro finestre, due verso la via e due vèr l'orto, con un immenso camino a cappa sporgente nella parete di faccia e un tavolone rivestito di marmo nel mezzo. Oh quante notti avea là trascorso Martino a disfare, a studiare l'umano bamboccio senza poterlo capire!
Su quella panca ricominciò a dire la magra, la quale, delle due portiere, s'avea pigliato l'appalto del chiacchierìo la panca sotto la cappa, era un pòvero morto, abbigliato come un signore. Dìcono che don Martino facesse vita con lui, discorrèssegli assieme, mangiasse... E di pòveri morti, sa, ce n'èrano altri, e tanti! a pezzi e a bocconi, su que' rampini e que' palchi. Una fila di teste, poi!... Venne suo babbo, e li fe' tutti interrare.
Oh! guardi - disse Paolino (e accennava ad una lumiera) è a gas; fin d'allora!
St! fece la portinaja È l'ànima dei pòveri morti. Come sia bene la storia, non so; ne dìcono tante! pure ci ha molta cantina sotto.
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