...petit chapeauAvec redingote grise;
dal piglio di poffardìa, sbajaffoni, giuroni, ma che si mènano attorno con un pezzetto di zùcchero. Chiamàvasi il caporale Montagna; ei vi diceva il suo nome; poi, v'infilava la storia di un certo ponte e di due certi Croati.
La quale storia narrava giusto ogni sera nella portinarìa, quando veniva a pizzicarvi un sonnetto, in sui ginocchi il marito; o a fare il terzo nell'entro.
E, a volte, in quest'ùltimo caso, deponeva il ventaglio di carte contro la tàvola. Allora, il giuoco ristava. Montagna alzava la testa, piegàndola alquanto all'indietro, le vene del fronte ingrossate, le narici gonfie, semi-aperta la bocca...
E le due vecchie lo fisàvano immote.
Aciumm! faceva egli poi, scotèndosi tutto.
Salute! augurava, o la magra o il grassone.
Oro... dicea sùbito l'altra nel porre giù la sua carta. E così il giuoco seguiva pacificamente.
Venne Paolino e il turbò.
Chè, Paolino, s'era messo a sedere viso a viso col caporale, il quale, già per due volte, avea soddisfatto al suo naso. Ma, come e' s'atteggia alla terza, quel dispettoso, picchia di contrattempo le palme ed esclama:
Felicità
Rèquiem per lo starnuto! Le portinaje si vòlsero e Paolino con uno sguardo di theològicum òdium; il caporale si fe' pavonazzo, strabuzzò in giro gli occhi, prese la tabacchiera interdetto, l'aprì, non ne offerse ad alcuno, la riserrò; poi, se la spinse in saccoccia. E, quella sera, tàque di quel tal ponte e di que' tali Croati.
L'altro, dei frequentatori della portinarìa, era una donna, magra, lunga, che pendea un po' innanzi, con un visino tùmido, fiàpo, dalla tinta pan-cotto, con gli occhi grigi, pìccoli, privi di sopraciglia; e una scuffietta bianca, le sottane a piombo; finalmente uno scialle, già di tutti i colori, ma or sì smontato, che parea di un solo.
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Montagna Croati Paolino Paolino Paolino Croati
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