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      .. Fu 'na fortuna ch'ei fosse in quella seduto.
      E, da quel dì, Antonietta, lasciò il canovaccio e le lane. Popolossi la casa di fascie e onestine, di camiciole e socchette e pepè e scuffini, i quali Giulio ridendo s'imponeva sul pugno a nastri, a pizzi, a stratagli.
      Nè passava giornata, ch'egli, oppure essa, giocato all'indovinello un pochetto, non si facèsser vedere qualche còmpera nuova pel loro ninino. Al quale apparecchiàrono poi una bàila (sciutta ben sott'inteso) e una culla in seta celeste e oro, con su un Amorino lì lì per dire "silenzio!" Ma, siccome Antonietta non trovò l'Amorino di tutto suo gusto, Giulio, per racconciarle la vista, le tappezzò tosto la stanza con i putti i più insigni di Raffaello e Tiziano.
     
      II.
     
      È nato.
      Giulio, tremando, alza il velo alla culla e guarda il suo bimbo...
      Brutto! Gli è un di que' còsi falliti, aborti maturi, cinesi magòghi. Floscio, di un colore ulivigno, tien già le rughe della vecchiaja, e Dio sa quanto vivrà! Non solo. È di un brutto volgare; niuna favilla di quella fiamma divina, che sublimò la bruttezza di Sòcrate; ed è di un brutto neppure, che possa, strada facendo, aggiustarsi. Veramente, si dice:
     
      maschi e tortellison sempre belli,
     
      ma! ma quì non si tratta di un maschio.
      O poverina, quale avvenire ti attende?
      Dopo un'infanzia, lunga, durata in un canto, gli occhi gravi di duolo, nascosta da tuoi genitori, che arròssan di te; dopo un'infanzia, buja, quà e là serenata da baci, che non làsciano succio baci di compassione èccoti giovinetta, e lo "spirto di amore" risvègliasi in te con una violenza morbosa.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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