Ma, nessuno ti guarda; se sì, è per rìdere; non per sorrìdere mai. Cangia il mondo di scorza, non di midollo; gli è ancora quello, quellìssimo, che die' la càusa vinta a Frine. Sei brutta, e le belle ragazze non ti vòglion con loro; brutta, e sgradisci alle mamme. Cave a signatis! le ti crèdon cattiva, e, credendo, ti fanno.
Ma, come i tuoi occhi non sono costretti vèr terra da quelli degli altri, così ognora tu guardi.
Ed ecco, il tuo "desìo amoroso" ha incontrato una faccia soave, di uno, che a te, alle maniere leggiadre non usa, raccolse il fazzoletto caduto, e, con parola cortese, l'offrì. Oh nascondi l'amore! nascondi; rammenta "il sole e il letame".
Ecchè? quel gentile or ti passa vicino e non ti saluta. Sai? Hanno scoccato di te e di lui male cose; come si dice, bons mots; ed egli più non s'intriga con gobbe; e, in prova, sposa Paolina, un angioletto senz'ali. Oh baci! oh strida!
Così, il caràttere tuo, siccome la voce, inasprisce. Babbo e mammina, al pari della speranza, ti hanno lasciato da un pezzo. Essi rimpròverano a te la lor morte; tu, a loro, la vita. Pàssano gli anni e più non ti resta se non il calor della ciecia.
E tu diventi una vecchia tontonòna e stizzosa, che fà morir gli augelletti con il sistema Filadelfiano, che rompe i tèneri arbusti amici a tèneri cuori, che, tutta piena di spilli, si tira in collo i bambini per li baciare; e tu diventi una dama, che, lumacando col biscottino e gli scrùpoli per gli ospedali, addoppia la febbre ai malati e nelle case attizza discordie, fà l'o-pelato ai ragazzi, e a Dio prostituisce le tose e i matrimoni attraversa, e turba i riusciti.
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Frine Paolina Filadelfiano Dio
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