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      Ma quì, il pòvero padre, aggricciando, abbandona su quella cuna di tanti dolori il velo; e fugge. Fugge, impaurito, la brama di soffocarli a una stretta; fugge un reato pietoso.
     
      INSODDISFAZIONE
     
      Era, nella città, l'ora, in cui i ciccajoli allùmano i lor lampionini, e i mangia-malta appòstano i gatti, e i pòveri vergognosi di nani dagli ampi mantelli fanno la traversata dalla bottega alla casa. Gli ùltimi raggi di sole avèano arroventato una rastrelliera di casserole di rame, e si èran rinfranti in una di majòliche e vetri, e fatto brillare una fila di guantiere e cucchiai di ottone, dùnque, è una cucina la scena; ed io aggiungo, cucina di un'osterìa mezzo perduta tra i monti.
      Nella quale, ora, l'ombra ha inghiottito un giòvane di sèdici anni, seduto in un canto. Chi, verso le sei, la chiacchierava alla porta, avèalo visto a venire e ad entrare, lo schioppo a tracolla, un cane ai tacchi. Era, la giubba sua, frustagno, ma la fòdera, seta. E il giovanetto, di dove avea pranzato non si era più mosso; insieme alla frutta, sopragiungèvan le tènebre.
      Sìano le benvenute! Sentìvasi stanco, forse. Scarpe di montanaro, nelle montagne, non bàstano. Allora, la ostina avea deposte inaccese le due stoppiniere dal piattel verde di latta sopra la tàvola, e, mentr'ei si stendeva, chiudendo gli occhi, su 'na panchetta di legno, zitta, era andata a sedere sulla predella del vasto camino e si appoggiava, come a dormire, contra uno stìpite. Il bracco poi, lappata la sua foppa di galba, e leccàtosi i baffi, già stàvasi accovacciato a pie' del padrone, i nottolini giù di tutti e tre il solo che non facesse per finta.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177