Infatti, sotto palpèbra, il giòvane teneva lo sguardo fiso nella fanciulla. In confidenza, essa l'avea turbato fin da principio, quando, con una di quelle voci soavi, di argento, che ricèrcan le vene, avèagli detto "buon dì", mentre, intorno alla voce, appariva il più bel gràppolo di giovinetta che mai. E, com'egli avea voluto, per dare passata alla emozione che gl'imbragiava la gota, arrischiarsi a delle disinvolture, ajutando, ad esempio, l'ostina a dispiegar la tovaglia, a porre giù i tondi e i bicchieri, a cavar l'àqua dal pozzo, questa emozione era invece aumentata; così, egli avea scelto un cibo per l'altro, bevuto àqua per vino... poi, si scottava, tagliava... Tènebre, oh benedette!
Chè, protetto da esse, Guido ora pasceva la vista nella fanciulla, aggruppata al camino, e illuminata, a tratti, dal chiaror di uno stizzo. Con gli occhi, il giovanetto accarezzava, ricarezzava il viso di lei malinconicamente inclinato, dai colori contadineschi ma dal profilo di dama, e la sua bocca da baci, e il mento dal "sigillo di Amore"; poi, si godeva a smarrire nei folti e castagnini capegli; poi, sostato all'orecchio sur il grassello incorallato, veniva giù giù con le volte più tonde per un vèrgine corpo, sciutto, sveltìssimo. E ritornava ai capegli, e vi scopriva un bottone di rosa. Oh felici le mani che ve l'avèano messo! Pur non èran le sue! e, sospirando, invidiava colui del quale la giovinetta sognava.
Or, chi era colui? Più di una volta, ella avea arrossato, e non di certo pel calor della fiamma.
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Guido Amore
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