Guido levò pure su. Prese la seconda bugìa, e, fàttosi, presso alla bella, le dimandò con la voce lì lì per tremare "una càmera".
Venga disse in mezzo tono colei; e precede' Guido. E, uno dietro dell'altro, salìrono una scaluccia, stretta; salìrono lentamente, come se in cima li attendesse la scure. Pur tuttavìa, avrèbber voluto la scala, lunga non a gradini a miglia.
Senonchè, ecco il primo ripiano.
E si fèrmano là. Guido bassa la candela di lui, intatta, verso l'accesa di lei; quanto agli sguardi, sono bassi di già, chè ciascuno si crede sotto quelli dell'altroDiàvolo di uno stoppino! non vuoi pigliare, eh? È Amore che ti filò? ti par di troppo anche una? Cert'è, che, adesso, i polsi dei due be' giovanetti non sono i propri per accèndere lumi.
Ma, infine, aah! ci rièscono. Le due fiammelle stanno un istante confuse, poi si distàccano. E anch'essi. Auguransi la buona notte (intantochè se la danno cattiva); lui, apre un uscio e scompare; lei ridiscende la scala.
E il bracco? Il bracco, navigato vecchione, che ride forse tra i denti, si allunga alla porta del suo arancino signore.
Pare, dei tre, l'ùnico soddisfatto.
LA MAESTRINA D'INGLESE
I.
Tanto per cominciare
È una pìccola stanza. Serve, con vece alterna, e da sala da pranzo e da vìsite, e, si potrebbe anche dire, da càmera a letto, chè i due sofà mi han punto l'aria di restar sempre sofà. Tègoli troppi si vèggono fuori, per crèderci bassi di piani; troppa slisa mobilia dentro, per crèderci alti di fondi.
Squillo di campanello. Il campanello sussulta nella stanzetta; che la sia pure anticàmera?
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Guido Amore
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