Giù, un gruppo di risa! e le fanciulle passàrono.
E, dopo un istante, si udì un ràpido passo. Leopoldo assunse un contegno, serio.
Oh fratel mio! sclamò una ragazza, entrando di corsa.
Il giovanotto diede uno scatto all'indietro: l'amata di lui non era più sconosciuta.
Abbràccialo, Ines! fe' la rettrice apparsa alla soglia, vedendo la tosa arrestarsi.
Ed Ines si appressò a Leopoldo, tremante; ella, come un fantoccio, l'abbracciò; lui si lasciò abbracciare.
Son pur felice, conte! disse la vecchia maestra, facèndosi innanzi Si accòmodino
E tutti e quattro siedèttero.
Così, il discorso, principiò e seguì, solo tra Camoletti e la signora Marìa, due tali, per parlantina allo stessìssimo buco; questa, che già iscorgeva in prospetto le sguizzasole vetrine del giojelliere, tolse la mano del dire, mettèndosi a fare l'elogio della scolara di lei, dàndola per garantita, e sospirò e pianse; quello, come riuscì a rubarle la parola di bocca (chè altro mezzo non c'era), snocciolò una tirata di lodi sul principale di lui, la quale, vôlto il tempo presente in passato, avrebbe pure servito da necrologìa. Ma, quanto alla sorella e al fratello, non una di quelle vampe di affetto che rischiàrano a un tratto antichi ricordi, obliati, ricordi d'infanzia; sedèvano a bocca chiusa, non rispondèvan che a cenni, parèvano insomma due poveretti villani, che, mascherati da ricchi, stèssero in soggezione del loro vestito.
Oh sacristìa! dicea tra sè l'avvocato che scherzi fà l'amore!
III.
In verità, era un bruttìssimo scherzo!
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Ines Ines Leopoldo Camoletti Marìa
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