Poichè Leopoldo fu tornato all'albergo e fu nella càmera sua, solo (chè egli avea lasciato ancor la sorella in collegio sotto la scusa che tra pochìssimi dì sarebbe venuto a pigliarla per condurla alla villa) cominciò a lagrimare, poi ismaniò, e finì tempestando. E che tempesta la fosse, il conto dell'albergatore può dire!
No; la sorella di oggi non dissolveva l'amata di jeri. Argomentava pur bene la signora Ragione, ma il Sentimento non ne capiva il linguaggio. Leopoldo pensò di scrìvere a Ines, dirle ch'egli era obbligato di ritornare in Amèrica, che lo obbligàvan gli affari, e ci si pose a tamburo battente. Ma, fatto due righe, sostò. E l'avvocato gli crederebbe? con quale fronte abbandonar la ragazza, che, forse, anzi! certo, certìssimo, l'avea solamente a fratello? dove la volontà? dove l'ànimo forte?... e stracciò il foglio, poi il quinterno.
Si alzò disperato. No! egli non dovea allontanarsi da lei... cioè, non poteva, perchè...
E trasse un sospiro di avidità, e abbrividì del sospiro.
IV.
Pensate dùnque che inferno! e chissà quanto avea a durare!... inferno, le cui pene maggiori èrano appunto gli sforzi per dissimularle, tantochè, ogni collòquio tranquillo con l'avvocato, costava, al giòvane, una o due sedie.
E, un dì, l'avvocato fe' capire a Leopoldo che la sorella di lui non sapeva che dire del suo starle lontano, e si lagnava e piangeva, e...
A domani! interruppe Leopoldo alla brusca.
E l'indomani, una carrozza a quattro cavalli e a postiglioni, fermossi al collegio. Di cui le finestre si fècer tosto cornice a tanti quadri viventi di ragazzine e ragazze; le une, curiose dell'equipaggio superbo; le altre, del padrone di quello.
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