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      E, a volte, Ines fisàvalo con gli occhi gonfi, inghirlandati di duolo...
      Pòvera tosa! Non avea fatt'altro se non cangiar di prigione; e in peggio. Chè, almeno in collegio, allegre voci di amiche mischiàvansi a quella della campana imperante; quà, rinchiusa come dalla pioggia autunnale, splendèndole il sole all'intorno, senza compagne ma serve, niuno veggendo all'infuori del fratel suo e di un dottore vecchio, sentìvasi orribilmente sola, spopolata pur di pensieri, perchè temeva a pensare; in collegio, a traverso le spìe delle persiane, scorgeva una fine, un cangiamento; quà, con un largo orizonte, nulla. Or, che cosa, Dio mio! più paurosa dell'infinito?
      E la salute si dilungava da lei; sì che Leopoldo, agitato chiese al dottore, una sera:
      Che dice di mia sorella?
      Dico rispose il dottore che sua sorella ha un di que' mali che i mèdici non guarìscono... i mèdici vecchi almeno, come, pur troppo, io. Donna Ines ha il male di amore.
      Ah? innamorata? di chi? sclamò Leopoldo adombrando; e, senza stare per la risposta, corse alle sue càmere.
      E pòsesi a passeggiarle in lungo ed in largo. Una folla di suoni gli mormoràvano un nome... tremò. Lo sbigottiva il suo stato, ch'egli non avea osato mai di segnarsi a netti contorni e che non mai in altrui avrebbe pur sospettato. No; questo non si poteva non si dovea cioè; era d'uopo un nome diverso; qualùnque.
      E cercò spasimando... Ah! ecco... Emilio Folperti... Eppure! no. Imaginate in costui un fittàbil del suo, che il mèdico avea un giorno condotto in casa Angiolieri; un giòvane bello sì, ma bello e nient'altro.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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