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      Finalmente, lo schiuse. Ne uscì un profumo, degno di un fazzoletto-battista. La carta era una pànera doppia e in essa affondàvan le lèttere, come i cialdoni nella neve-di-latte.
      Ma Alberto, nell'adocchiare su e giù, lesse: mac.
      Mac? si chies'egli ecchè dir vuole mac? E tanto con la memoria era lungi, che non capì sul bel primo che non volea dir nulla; almeno, in quell'ora.
      Mac? ripetè; e, per chiarirsi le idee, incominciò a lègger dal sommo:
     
      LE DUE MORALI
     
      Non getterò proprio via un pezzettino di carta per quistionare, se l'avere sancito alcuni fatti morali in sentimento di vizi coi loro opposti in quel di virtù, sia o no d'artificio. Tròvansi, è certo, anche ragioni pel sì e filosòfiche e stòriche tuttavìa, lasciàmole là; spesse volte, conviene tenere la via presente, quale si sia, per buona; poi, d'altra parte, non si farebbe che un inversar la quistione per cominciarla da capo.
      Dùnque, or non tocco che a un argomento affine, osservando cioè, come in taluni casi un male qualificato può trasformarsi in un bene e anche in uno col più. Inquantochè, sul teatro del mondo, le morali son due (tutto è doppio del resto). Ed una è l'officiale, in guardinfante e parrucca, a tiro-a-sei, coi battistrada e i lacchè, annunziata da tutti i tamburi e gli zùfoli della città; l'altra è... ma, in verità, non tien nome... è una morale pedina, in gonnelluccia di tela, alla quale ben pochi làscian la dritta. Quella, è della stessa famiglia del jus quiritàrium stoltamente dogmàtico; questa, del jus pretòrium, che dà orecchio e ragiona.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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