Or, che cosa dedurne?
Che, a parer mio, facea di un brossolino un bubone. Qualche pàgina fiacca, orsù! non è il Dio-fece alle belle?
Ma Alberto non la vedeva così; e tornò a lègger da capo. Ve'! un periodare contorto... male assonante... a stroppiature d'idee; quì, odore di costolette bruciate; lì, di camino; più in là, un organetto sfiatato; poi una mosca nojosa... In conclusione, lanciò per aria il volume.
E si promise di farne un falò con tutta l'altra famiglia, pur non pensando che il suo librajo a Firenze ne avea già forse in vetrina, cioè! non pensando... io credo... anzi! sono sicuro che sì, e che fosse appunto per questo s'egli arrischiava tale incendiaria promessa.
In quella, àpresi l'uscio; e Paolino, in tanto di cappanera, gli annuncia:
La minestra è in tàvola
Non mi seccare! fà Alberto, grazioso come un'asprella.
E il servo:
Ho da mètterla al caldo?
No! sclama rabbiosamente l'amico io non... non ho fame, hai capito?
Sul che, Paolino, vedendo nell'almanacco una luna, azzittisce e va via.
E allora Alberto pensò, che a lui capitàvano tutte. Fe' a larghi passi la stanza. Chi più infelice di lui? E chissà quanti dolori (cui non avea ancora avvertito) lo serràvano intorno!... gira gira col capo, se ne persuase talmente, che si cruciò, accasciò... Ma, e che? dei dolori all'asciutto? per cui buttossi sul letto. E vi si pose a frignare. E, dàlle e dàlle, pianse.
Ma Alberto, chi no 'l capì? era in un mondo che roteava a furia di spinte. Le lagrimuccie gli finìrono presto; ed ei levò dal cuscino la guancia, un po' timoroso di scontrare qualcuno che ridèssegli dietro.
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