Non taciamo però, che il suo ventre gli borborava da saggio. Comùnque, il nostro bimbo-in-cilindro scese dal letto, lo riaggiustò e die' un'occhiata vogliosa alla porta. Pur tuttavìa, prima raccolse il gettato volume, e, fàttosi ad una finestra (chè il giorno moriva), più che con gli occhi del senso, con quelli del sentimento, lesse:
LE CARAMELLE
Monsù, doi soldi d' caramèl disse un fanciullo, entrando frettolosamente con due bambine che gli trottàvan di pari. E, tutti e tre, postàronsi al banco.
Il caffettiere, lasciato il giornale, si alzò.
Io adocchiai i piccini. L'omo, era in blusa celeste e in berrettino da soldatello. A parte quel po' di aria baciocca che i maschi hanno in sugli otto, trapelava nel musino di lui, la coscienza della sua doppia importante funzione di compratore, custode di una rispettàbile somma. La quale somma egli chiudeva in un pugno. E tenèvala stretta, ve'!
Ma e la bimba alla sinistra di lui? Qual fino e sentimentale visuccio!... visuccio promettente di quelle smortone impastate di chiaro di luna, che, dove làscian lo sguardo, guai!
La puttina invece alla dritta, era un brioso raggio di sole. Non toccava i cinque anni. Tomboletta, latte-e-vino, con una vestuccia corta inamidata, reggèvasi in su la punta delle scarpette; attaccando le palme all'orlo del banco, poggiava, tramezzo a quelle, il mento.
E i sei occhietti due neri, due grigi, e due castagnini si attruppàrono intorno alla mano del caffettiere. Questa, mise un pìccolo peso su 'n guscio della bilancia; gli occhietti ve la accompagnàrono: la si diresse a dipalcare un baràttolo; gli occhietti le tènnero dietro: tac tac.
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