.. E Alberto spasimò di gittarsi sul treno e di rapir la innocente ai lìvidi baci; poi, tese la vista, in batticuore, sperando ch'e' fuor saltasse dalle rotaje. Ma il treno continuava al suo scopo, fatalmente sicuro.
Infine, si levò dal rialto. Gli timpanàvan le orecchie. Camminò pel bastione un po' ancora; e tenne vèr casa.
Oè, Alberto! chiamò, a mezza strada, una voce.
Ei non udì.
Oè! tornò a dire la voce. Vòltosi, vide Enrico Fiorelli. Il quale:
Me ne successe una bella
Alberto l'interrogò con lo sguardo il meno curioso del mondo.
Ma andiamo ordinati ripigliò Enrico 'Stasera, dùnque, ci fu il matrimonio dell'Andalò, sai..
Sì disse Alberto Anzi! ne ricevetti l'invito.
Anch'io osservò Enrico Ma non volevo recàrmivi. Credi? io non posso vedere a strozzare neanche un pollastro. Tanto più, che mi gira pel capo una pòvera tosa che l'Andalò, dopo di avere condotto su e giù per un anno col zuccherino della speranza, ha, nella fàusta occasione, piantato... Tornando a noi; per me, non ci sarei mai andato; senonchè, passando in caffè, trovo il papà della sposa. Ci conosciamo da un pezzo; è il mio sarto; il famoso Franzoni. Il quale, gonfiàtomi alquanto intorno alla sua strepitosa fortuna, mi strapregò di volerlo onorare assistendo al connubio della marchesa sua figlia... Io colgo la circostanza e gli òrdino un pajo di brache.
Poi, lo sèguo in sua casa. Un lusso Orientale, ti accerto, senza il sùdicio... Tappezzerìe, specchi, livree, tutto novo di trinca... E la sposina, quanto gentile! un ver bottone di rosa, con un visetto sì delicato, di seta, che io avrei avuto ritegno a sfiorarvi il più minùscolo bacio.
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E Alberto Alberto Enrico Fiorelli Enrico Andalò Alberto Enrico Andalò Franzoni Orientale
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