Gua' che ti voglio ancor bene! gli griḍ appresso Fiorelli.
Alberto era sconvolto nell'ànima. Il pensier solo, che Claudia fosse nel medèsimo cerchio di mura dov'egli, bastava a fargli tremare le vene: aggiungi, il cupo livore contro quel non so che, detto per ora destino, che avea messo Enrico nel brougham, cioè gli avea furato il suo posto, quantùnque insieme capisse, che se le parti, com'egli bramava, f̣ssero state invertite, a lui Alberto Pisani nulla sarebbe avvenuto. Gli altri, dàvano in mille avventure non ne cercando; egli, desioso di una, non ne trovava mai. Dùnque, sospinto da una bufera di fantaśa, camminava impetuoso; e dove' certo pensare, chi l'incontṛ, ch'ei s'affrettasse in cerca d'ajuto per un che veniva od uno che andava.
E coś giunse in un quartiere della città, fuori di mano, nella contrada Moresca; lunga contrada, vèrgine di marciapiedi e rotaje, a suolo ineguale, ma verdeggiante e fiorita, in cui la dimora dei signori Fabiani, disadorno casone a un sol piano e dalle gronde sporgenti, prendeva tre quarti di un lato. Dall'altro, si sciorinava un murello.
Ivi, Alberto siede' su 'na colonna rovescia dirimpetto alla casa, e, avvolto nell'ombra del ṕccolo muro che si allungava sino a mezzo la via, miṛ, con gli occhi gonfi di pianto, la vasta e nuda facciata, pinta dal raggio lunare, interrogàndone le gelośe una per una, e sopratutto il portone, il quale, sbarrato, gli rispondeva un deciśssimo "no"; di là di cui rantolava un mastino.
E il nostro amico lungamente stette nella pietosa contemplazione.
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