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      Pur non fu che un baleno. Essi tornàron nell'ombra e il sacrestano continuò la sua via, brontolando e scotendo la mendìca bolgetta. Si riconòbbero essi, ma tàquero. Più non era stagione di potersi ajutare. Ci ha mali, il cui rimedio è uno solo, quello di prevenirli. La bottiglia spezzata, ora, nè tutto l'oro di Alberto nè l'oro tutto del mondo avrebbe saputo aggiustare.
     
      Capitolo decimoquarto
     
      Se il signorino permette... direi una cosa cominciò Paolino, il dì dopo, in sulle cìnque del pomeriggio, versando il tè ad Alberto.
      Di'.
      Lei, signorino, soffre... l'ha i calamai... studia troppo...
      Bravo! fe' Alberto con uno scoppio di risa forzato hai proprio scelto il buon punto per una sìmile osservazione!... Studio? Ma se fui tutta notte in stondèra! Al diàvolo i libri! vo' divertirmi, capisci? ho venti anni, e denari; vo' divertirmi, fino a cadere per terra sfilato, ubriaco di Vènere e Bacco
      Ma, intanto, pigliò a centellare l'innocentìssimo tè. Paolino uscì. Poi, preso il tè, dimèntico affatto delle sue belle promesse, vinto dall'antica abitùdine, tolse un volume dal tavolino e lo aprì. Era l'ànima sua in quello stupore, durante il quale, se tu mai guardi non vedi, e, se vedi, non senti. Ei non s'accorse di avere un libro tra mani se non allorquando fu per voltare la pàgina.
      S'arrestò vergognoso. Avea egli letto? sì. Compreso? no. E, secondo il suo vezzo, gettò per aria il libro.
      Per lui, addìo bella! Come se non bastasse una vita odiosamente calma, or si trovava essiccato quel sentimento, che, a volte, a minuti, gliela facea parere tale qual'ei avrebbe voluto, senza pensare che, spento il mezzo creatore d'ogni illusione, era pur spento quello per ne sentir la mancanza.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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