Che compagnìa, eh? disse Paolino, battendo l'una contro dell'altra le mani impolverate.
Hum! straccerìa! fe' Alberto Guarda di aprirmi quel là
Ma udissi una scampanellata: Paolino corse ad aprire.
C'è? disse Enrico Fiorelli, apparendo; e, come vide il nostro e suo amico oh bravo! bravo Guido Etelrèdi...
Alberto imbragiò.
Dùnque, sei proprio? osservò Enrico.
E come fai a sapere?
Eh! un uccelletto!
O piuttosto un corbacchio? ribattè Alberto, occhieggiando Paolino.
No, no; non è un corvo. È tutt'altro. È una gentil capinera.
Chi?
Enrico allungò di rispòndere; poi:
Donna Claudia Sàlis...
Al che, Alberto, commosso, lo pigliò per un braccio e lo tirò nel suo studio; gli siedette d'accosto, e:
Dùnque? gli dimandò com'è andata?... Curiosìssimo caso!
È andata fe' Enrico che mi recavo da lei per la prima mia vìsita... Sai; la contessa mi ha gentilmente invitato...
Sì, sì disse Alberto.
Be', la trovai nella sala con la marchesa Oleari. Non la conosci? Una vecchia baffuta, che dà a prima vista del tu, la quale, per aver leggicchiato qualche dozzina di Cosmorami Pittòrici, si crede in diritto di dottorare su tutto. Guai contraddirla! insulta; dice tai cose da farne rosso un treccajo. Ed essa pettegolava di un libro che donna Claudia avea in mano, libro con la coperta gialliccia...
Alberto arrossì.
E che dicea? chiese.
Non so. Ero lontano le miglia dal sospettare che si parlasse di te; e come la sciocca marchesa non ammette lingua negli altri, allorchè apre la bocca, io chiudo le orecchie. Solo, di tempo in tempo, mi arrivava all'udito "il mio chiarìssimo amico A dice.
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