Enrico smonta:
Gių dųnque!
Alberto borbotta, si morde le labbra; ma, come si addā che il cocchiere s'č messo a guardarlo, scende. E, rimorchiato da Enrico, passa una portinarėa deserta.
Dove vanno, eh? grida una vecchia, venendo loro all'incontro da mezzo il cortile.
Da donna Claudia Sālis fā Enrico.
E la vecchia:
Donna Claudia č morta.
Capitolo decimoquinto
I pensieri di Bārnaba, io v'assicuro, non črano di metafisica; nč potčvano čssere, chč, Bārnaba, era stato allevato al mestier del becchino, cioč a non vedere nei morti se non funerali di prima, di seconda, e di terza, o la tutta parata od i calzoni del prete, corrispondenti ad una certa tariffa. E, avesse avuto anche il ticchio di scoppiar bolle di aria, gliene mancava il tempo; troppo egli avea giā a fare, coprendo i dotti errori dei mčdici.
Ora, Bārnaba, se ne stava seduto presso una buca non peranco acciecata, al di dentro le gambe. E riposava. Con una mano, rompeva, di tanto in tanto, da una pagnotta che gli era alla dritta, un pezzo di pane e sel recava alla bocca, mentre, con l'altra, fregava sopra il ginocchio un coso... come un bottone; rompea un altro pezzo di pane, poi adocchiava il bottone. Oh! gli eredi han ben cura di conservare ogni ricordo prezioso del loro pōvero morto! Non si trōvan che ossa, non si trova che stagno! e lė, scotendo la testa, Bārnaba gettō nella buca il bottone.
Nonno chiamō una vocina di tra le croci; e una bimba con i capegli sciolti, vere accie di seta, apparve, tirāndosi appresso un carrozzino di latta con su legata una bāmbola.
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