E disse:
Un signore ti cerca
Venìa dietro di lei un magro e malincònico giòvine.
Ecco il nonno fece la bimba, additando Bàrnaba.
E Alberto, accennato al becchino che non si movesse, costeggiava la fossa e siedèvagli accosto.
Sono un chirurgo cominciò a dire, tremando.
Bàrnaba si toccò il calottino con il rispetto dovuto a un che dàvagli pane.
E Alberto, continuando, dopo un giro e rigiro di frasi, disse, che un caso, tra i più interessanti per l'arte sua e la scienza, era accaduto nella città con letale esito, ma che i parenti del trapassato gliene avèan negata la salma...
Io non vendo i miei morti interruppe il becchino, abbujàndosi in viso.
Alberto tremò.
Pure aggiunse voi ne avete venduti.
Fu, di tremare, la volta di Bàrnaba.
È vero egli rispose ma sono corsi tanti e tanti anni... E feci male allora, malìssimo.
Ora, fareste bene esclamò Alberto.
No, no disse Bàrnaba ne ho già traditi abbastanza. Son vecchio, e, fra non molto, dovrò io pure dormire quà. I morti tèngon rancore.
Ma quel vostro angioletto di nipotina fe' Alberto pregherà sempre per voi... Io vi offro... dieci biglietti da mille
Bàrnaba trasalì: guardò la sua bimba, la quale, seduta su 'n monticino di terra, mangiava pane e sole; vide il visetto di lei, delicato; ed i pieducci, nudi; vide le proprie mani in cui la vita essiccava; e, con la voce, come lo sguardo, bassa, mormorò: Fiat voluntas Dei!
Notte. Un padiglione di nubi, si stende sulla pianura; il bujo tinge. È una di quelle notti, in cui i viaggiatori sàlgono a contracuore nelle carrozze, e i cavalli agùzzano spesso inquietamente le orecchie, e le perdute vigilie sèntono più che mai il desìo di pigliare la fuga.
| |
Bàrnaba Alberto Alberto Bàrnaba Alberto Bàrnaba Alberto Fiat
|