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      Questo disseminamento, contrario ai principi fondamentali della guerra, e questa inutilizzazione, contraria a qualunque principio economico di guerra, derivarono, come ho detto, da un disorientamento dovuto all'apparire improvviso dei mezzi di offesa aerea e che produsse un errato concetto difensivo.
      Allorché un cane rabbioso minaccia un villaggio, i villici non si mettono ognuno sulla porta della propria casa con un bastone in mano, per essere pronti ad accopparlo quando piaccia al cane di presentarsi, il che, mentre li distrarrebbe dal loro lavoro, non li assicurerebbe affatto, visto che, non ostante il bastone, l'animale potrebbe addentare qualcuno. Non fanno così, i villici, ma si riuniscono in tre, quattro, dieci, fra i più animosi, vanno alla ricerca del cane, fino nel suo ricovero, e l'accoppano.
      Per impedire che il nemico ci offenda mediante le sue forze aeree non c'è nessun altro mezzo pratico se non quello di distruggere le sue forze aeree.
      È ormai pacifico, e lo è da lungo tempo, che le coste non si difendono da attacchi dal mare disseminando lungo di esse navi e cannoni, ma si assicurano conquistando il dominio del mare, ossia impedendo al nemico di navigare.
      La superficie terrestre rappresenta la costa, in superficie, dell'oceano atmosferico. Le condizioni sono perfettamente analoghe, perciò la superficie terrestre - solida e liquida - si assicura dalle offese aeree nemiche, non disseminando su tutta la superficie cannoni ed aerei, ma impedendo al nemico di volare, ossia conquistando il dominio dell'aria.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207