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      Questa, perciò, può compiere la sua missione perfettamente come se l'avversario non l'avesse cercata, mentre l'avversario avrà inutilmente perduto il tempo e sminuita la sua potenzialità di azione. In un tipo di guerra in cui il tempo rappresenta un fattore essenziale, ciò rappresenta un grave danno, se non altro possibile, che bisogna evitare.
      Ho accennato, parlando di azioni aeree, alla possibilità di far agire le unità dell'Armata Aerea un giorno sì e l'altro no. Ma questo accenno l'ho fatto solamente per dimostrare come, anche impiegando giornalmente solo una metà delle forze, si possano ottenere grandi risultati con un numero di apparecchi relativamente piccolo.
      Ma, poiché si tratta di fare il maggior danno al nemico nel più breve tempo possibile, sarebbe un errore impiegare la forza disponibile un po' per giornata d'operazione.
      Una Armata Aerea deve essere sempre impiegata al massimo del suo rendimento, gettandola senza economia, specie quando di fronte abbia un'altra Armata Aerea cui è possibile danneggiare gravemente le nostre basi. Si potranno preparare materiali e personale di ricambio, ma l'Armata Aerea deve permanere quasi costantemente in aria, occupata a rovesciare tonnellate e tonnellate di materiale attivo sugli obbiettivi nemici. È la massa di queste tonnellate di materiali che decide in favore di chi riesce a gettarne una maggiore quantità nel più breve tempo possibile.
      Ho voluto esporre queste idee di carattere generale per dimostrare che, se nelle sue linee sintetiche la guerra aerea può apparire semplice, essa presenta dei formidabili problemi la cui risoluzione è, all'opposto, molto complessa.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207

   





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