Ma, anche quando i tre fattori stanno tra di loro nelle giuste proporzioni, il loro impiego non può dare il massimo rendimento se non risulta perfettamente coordinato.
Perciò, sia pure lasciando la più ampia libertà di azione, nel proprio campo, ai comandanti rispettivamente dell'Esercito, della Marina e delle Forze aeree, sarebbe conveniente, nell'interesse della Difesa nazionale, che un'autorità superiore coordinasse le differenti azioni.
Ma non basta ancora; occorrerebbe che, data la somma complessiva delle risorse che la nazione destina alla sua difesa, questa somma venisse suddivisa fra le tre forze da costituirsi, in modo proporzionale al valore bellico ed in rapporto alle eventualità che si debbono fronteggiare. Queste considerazioni sono di un carattere così evidente che non occorre dilungarsi per delucidarle; perciò a stretto rigor di logica occorrerebbe:
1. Un ente che, prendendo in esame i bisogni complessivi della Difesa nazionale, stabilisse la proporzione più conveniente fra le forze terrestri, marittime ed aeree, ed in tale proporzione ripartisse le risorse che la nazione destina alla sua difesa;
2. Un ente che si mantenesse preparato e pronto ad assumere, in caso di conflitto, il comando dell'insieme delle tre forze per coordinarne perfettamente l'azione.
Questi enti non esistono. Le risorse che il Paese destina alla sua difesa sono ripartite, con metodi empirici, in modo che il giusto rapporto non può derivare se non da una fortunata combinazione. Le varie forze armate vengono preparate da enti fra di loro completamente separati.
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