È evidente che la maggior parte delle linee di navigazione aerea si orienterà secondo questa direzione generale N.O-S.E, costituendo un grande fascio che, mantenendosi raccolto dall'Inghilterra attraverso la Francia e l'Italia, verrà da quest'ultima aprendosi a ventaglio verso l'Africa, l'Asia e la penisola Balcanica.
Per la sua posizione geografica e per quella politica alla quale la guerra l'ha fatta assurgere, l'Italia deve necessariamente divenire il grande centro di smistamento delle comunicazioni aeree del vecchio mondo. Questo fatto ineluttabile, mentre mette l'Italia in una posizione privilegiata rispetto alla navigazione aerea, le impone il dovere di mettersi, al più presto, in grado di corrispondere alle nuove esigenze che si andranno determinando allo scopo di non far getto degli immensi vantaggi che ne conseguono e sotto pena di diventare il comodo campo della navigazione aerea straniera.
Se la situazione geografica e politica dell'Italia nel Mediterraneo deve venire sfruttata nel campo marittimo, deve, a maggior ragione, venire sfruttata nel campo aereo, ancora più vasto, e dove si può ottenere il vantaggio di giungere prima degli altri, perché in questo campo tutto è da cominciare e noi ci troviamo in casa nostra.
Per ragioni politiche, morali, economiche e di sicurezza, la navigazione aerea sul nostro territorio e sul Mediterraneo deve battere bandiera italiana. Tale deve essere il concetto fondamentale della nostra politica aeronautica, perché l'Italia non deve limitare la sua ambizione a divenire il comodo molo al quale vengano ad attraccare linee di navigazione straniere.
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