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      Così scrivevo non appena finita la guerra ("Politica aerea mediterranea" in Nuova Antologia, 16 gennaio 1919); e quanto scrissi allora resta completamente immutato in ordine ai concetti espressi, ma, pur troppo, nel fatto, l'Italia non ha ancora saputo trovare la sua strada aerea, mentre all'estero in questi ultimi due anni già molto è stato fatto.
      Se, su di una carta d'Europa, si traccia il percorso delle linee esistenti ed in progetto, si scorge come l'Italia risulti da esse strettamente circondata e costituisca quasi come un ostacolo alle comunicazioni aeree del vecchio mondo. Questo fatto non può durare, sia nell'interesse nostro particolare, sia per rispondere al nostro dovere internazionale. È chiaro che, se non provvedessimo noi a dare al nostro Paese il suo valore aeronautico, daremmo agli stranieri una specie di diritto di passare sopra l'Italia colle loro linee aeree(11).
      Quanto precede, circa l'aviazione civile, ho voluto dire, per dimostrare che lo Stato deve promuovere lo sviluppo nell'interesse della collettività.
      L'aviazione civile presenta manifestazioni di attività che interessano direttamente la Difesa nazionale, altre che non la interessano direttamente. Di queste ultime gli organi preposti alla Difesa nazionale non debbono preoccuparsi perché esulano completamente dalla loro competenza: di esse deve preoccuparsi lo Stato in genere.
      Di quelle che interessano direttamente la Difesa nazionale debbono invece preoccuparsi gli organi a questa preposti.
     
     
     
      CAP. XXII
     
      ATTIVITÀ DELL'AVIAZIONE CIVILE CHE INTERESSANO DIRETTAMENTE LA DIFESA NAZIONALE


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207

   





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