La cosa era ardua in sé, e lo dimostra il fatto che, non ostante la specie di marchio ufficiale dato a "Il D. dell'A.", dalla sua pubblicazione avvenuta a cura del Ministero della Guerra, nessuna delle alte autorità militari terrestri e marittime degnò occuparsi della questione, attorno alla quale si fece il più assoluto silenzio, fino alla marcia su Roma. Occorreva addirittura una rivoluzione per scuotere le menti!
Evidentemente le idee contenute ne "Il D. dell'A.", dovettero apparire azzardatissime, se non addirittura stravaganti, a meno che l'indifferenza non derivasse da una generale congenita pigrizia mentale.
Eppure io avevo compiuto un grande sacrificio per propiziarmi la dèa dell'incomprensione, ammettendo la conservazione dall'Aviazione ausiliaria! Precisamente. Ne "Il D. dell'A." (vedi lib. I) io cercavo di dimostrare la essenziale importanza dell'Aviazione indipendente (Armata Aerea), ma ammettevo che contemporaneamente, potesse sussistere l'Aviazione ausiliaria mentre ero, come sono, convinto che questa è incompatibile con quella.
Fu una vigliaccheria, ne convengo; ma che cosa non bisogna subire, talvolta, per far trionfare il senso comune!
Del resto, chiunque avesse letto con qualche attenzione "Il D. dell'A." avrebbe perfettamente compreso che io consideravo inutile, superflua e dannosa l'aviazione ausiliaria.
Di fatto, nel Capo VIII - Armata Aerea ed Aviazione Ausiliaria - dopo essere giunto alla conclusione: "La D. N. non può essere assicurata che da una forza aerea adatta, in caso di conflitto, a conquistare il dominio dell'aria", aggiungevo, poco più oltre: "si comprende facilmente che tutti i mezzi aerei dell'Esercito e della Marina verrebbero annullati da una A. A. nemica che conquistasse il dominio dell'aria"; il che significa che l'aviazione ausiliaria risulta inutile se non si riesce a conquistare il dominio dell'aria.
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