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      2°) l'A. A. meno forte in mezzi da combattimento tenterà la distruzione dei bersagli che crederà più utili ai suoi fini, cercando di sfuggire il combattimento. Vale a dire l'azione delle due A. A. sarà analoga, aggravata dalla preoccupazione, per quella meno forte, di mantenersi in potenza.
      Ammettiamo che durante una tale lotta l'A. A. meno forte riesca a mantenersi in potenza, cioè a sfuggire la battaglia.
      In questo caso ogni azione dell'A. A. meno forte produrrà, come produrrà ogni azione di quella più forte, una diminuzione, per effetti riflessi, sulla potenzialità aerea avversaria, e conquisterà il dominio dell'aria quell'A. A. che più rapidamente produrrà sull'altra una somma di danni riflessi tali da annullarne la potenzialità.
      Quindi, se conviene all'A. A. più forte di agire colla massima intensità, di possedere la maggior capacità distruttiva contro la superficie e di scegliere bersagli aventi una grande influenza sulla potenzialità aerea avversaria, a maggior ragione le medesime convenienze si paleseranno per l'A. A. meno forte.
      Da ciò si possono trarre diverse conseguenze praticamente interessanti:
     
      1°) la guerra aerea deve svolgersi con la massima intensità, iniziandosi immediatamente non appena decise le ostilità, ossia l'A. A. deve essere sempre pronta e preparata a passare all'azione e, iniziata l'azione, trovarsi in condizioni di svolgerla, senza interruzioni, fino alla conquista del dominio dell'aria. Data la grandiosità delle offese che può svolgere una A. A. e data la intensità colla quale deve svolgerle, non è possibile sperare che sulla guerra aerea - ossia sulla conquista del dominio dell'aria - possano comunque pesare nuovi aerei non pronti all'atto dello scoppio della guerra.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207