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      Vale a dire: la guerra sarà decisa dai mezzi aerei che potranno entrare in azione all'atto delle ostilità: quelli che potranno venire preparati in seguito, potranno, al massimo, servire per l'esercizio del dominio dell'aria, una volta conquistato tale dominio;
      2°) se la scelta dei bersagli avrà una grande importanza avrà pure una grande importanza la disposizione dei bersagli che si presentano all'avversario. Vale a dire: la dislocazione di ciò che interessa la potenzialità aerea della nazione deve essere tale da non favorirne la distruzione per parte del nemico. Si comprende facilmente che se si raccolgono in pochi centri prossimi alla frontiera i mezzi che servono a mantenere in vita la A. A., si rende agevole all'avversario di ucciderla.
      3°) l'esito della guerra aerea dipenderà, sì, dalle forze in contrasto, ma dipenderà essenzialmente dal come tali forze saranno impiegate, cioè dalla genialità dei Comandanti della A. A. dalla loro attività, dalla prontezza delle loro decisioni, dalla conoscenza esatta delle risorse aeree dell'avversario.
     
     
     * * *

     
      Da quanto precede risulta che, in definitiva, la guerra aerea dovrebbe svolgersi fra due A. A. preoccupate solo di apportare il massimo danno all'avversario, senza curarsi del danno che l'avversario può, a sua volta apportare. Questa concezione di guerra, che avevo già enunciata nella prima edizione de "Il D. dell'A.", consiste nel rassegnarsi a subire le offese nemiche per utilizzare tutti i mezzi disponibili allo scopo di arrecare ai nemico le massime offese, ed è difficile a farla penetrare nelle coscienze perché si stacca completamente dalla concezione generale della guerra quale ci è apparsa nel passato.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207

   





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