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      Noi non dobbiamo fondarci sul fatto che l'estero organizza ed impiega le sue forze aeree presso a poco come le organizziamo e le impieghiamo noi. Potrebbe darsi che un nostro eventuale avversario, un bel momento, le organizzi e le impieghi, ad esempio, come le organizzerei e le impiegherei io. Ed allora io domando, a chiunque intenda rispondere coscienziosamente, se questo nostro eventuale avversario - pure non disponendo di maggiori risorse per la sua forza aerea - non giungerebbe a rapidamente conquistare il dominio del nostro cielo, dati i nostri attuali concetti organizzativi e d'impiego e data la dislocazione sulla superficie delle nostre risorse aeree, e se, conquistato il dominio del nostro cielo, non potrebbe arrecarci danni forse irreparabili e decisivi.
      Se qualcuno in coscienza e coscientemente mi potrà rispondere decisamente no, io abbasserò le armi e dichiarerò che ho torto.
      Ma finché non udrò questo no reciso e finché qualcuno di questo no reciso non assumerà piena ed intera la responsabilità, io non cesserò di indicare il gravissimo pericolo e di lottare con tutte le mie forze affinché venga scongiurato, intendendo con ciò di assolvere un mio preciso dovere.
     
     
     * * *

     
      Riepilogo le mie idee fondamentali in ordine alla costituzione della nostra potenza aerea:
     
      1. - La guerra aerea consiste e si esaurisce nella conquista del dominio dell'aria; conquistato il dominio dell'aria, le forze aeree debbono prefiggersi l'esecuzione di offese contro la superficie intese a spezzare la resistenza morale e materiale dell'avversario.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207