Durante la grande guerra si verificarono bombardamenti notturni, cioè talvolta un limitato numero di apparecchi si recò, di notte, a gettare delle bombe su obbiettivi avversari. Ciò avvenne, per quanto ci riguarda più particolarmente, sulla parte più meridionale della fronte dell'Isonzo ed attraverso il Piave. Nelle condizioni attuali, quale che sia il nostro eventuale nemico, per compiere azioni di bombardamento noi dovremmo partire, con masse ragguardevoli, dalla pianura, attraversare tutta la cintura alpina, raggiungere obbiettivi avversari e rientrare riattraversando tutta la cintura alpina. È possibile fare tutto ciò di notte? E, se possibile, è conveniente farlo? Quale necessità vi è, se si ammette che possa agire l'aviazione da bombardamento diurno, di conservare quella da bombardamento notturno? Perché, in ogni caso, dividere la massa in due parti invece di raccoglierla in una sola, il che, oltre tutto, facilita l'istruzione del personale ed il rifornimento del materiale?
Nessuna ragione vi è per giustificare oggi la presenza dell'aviazione da bombardamento notturno: essa esiste unicamente perché durante la guerra avvennero bombardamenti notturni.
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La mancanza di un'idea chiara delle finalità dell'aviazione indipendente, ossia dell'Armata Aerea, porta ad una curiosa formazione di questa. Essa, di fatto, in generale comprende l'aviazione da bombardamento diurno, quelle da bombardamento notturno e da caccia. Ora chi dice Armata Aerea presuppone un qualche cosa di unitario; ebbene, l'A. A. viene generalmente a risultare composta di tre specialità che per le loro essenziali caratteristiche non possono andare insieme neppure due a due: bombardamento diurno: grande velocità e grande raggio d'azione; bombardamento notturno: piccola velocità e grande raggio d'azione; caccia: grande velocità e piccolo raggio d'azione.
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