Quindi, indipendentemente dal valore che si voglia dare al dominio dell'aria, è di somma importanza che noi ci mettiamo in condizioni di dominare in qualsiasi circostanza il nostro cielo.
L'Esercito e la Marina hanno il massimo interesse a che la propria aviazione conquisti il dominio dell'aria, perché tutte le loro azioni verrebbero ad essere gravemente perturbate da un avversario che dominasse l'aria.
Già ora - pur non avendosi completa coscienza del valore dell'arma aerea - le forze terrestri e marittime sentono la necessità di prendere speciali provvedimenti per ripararsi dalle offese e dalle ricognizioni aeree. Il solo fatto che è possibile volare e, volando, compiere operazioni di guerra deve necessariamente determinare modificazioni nel modo di combattere per terra e per mare, specialmente nei sistemi intesi a far vivere ed agire le forze terrestri e marittime.
Un solo esempio: oggi non si può più concepire un deposito di nafta a cielo scoperto.
Occorre quindi decidersi a considerare molto seriamente il fattore aereo in sé e nelle sue ripercussioni sulle forze armate terrestri e marittime nonché su tutto l'assetto civile del Paese.
Ma se noi ci mettiamo nelle condizioni di dominare il nostro cielo, automaticamente ci mettiamo nelle condizioni di dominare il cielo mediterraneo, ossia di controllare realmente questo mare che, se desideriamo crearci un destino imperiale, deve diventare veramente nostro.
Perciò l'Armata Aerea deve diventare il più saldo usbergo dell'Italia nostra e la spada più affilata del suo divenire.
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