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      Leggete e se non troverete la bellezza della forma e della frase letteraria studiatamente convenzionale, voi vedrete, invece mano a mano riapparire e palpitare uomini che furono e sono gloria e vanto dell'Italia nostra, e dopo questi, altri ed altri ancora, che il facile oblio trascinò troppo presto fra la folla dei dimenticati.
      Ed allora son certo - se il vostro cuore, non sarà precocemente pervertito dall'opportunismo moderno - che anche Voi, resi men scettici dalla lettura di questi "Ricordi", vi riconcilierete col passato glorioso che è eredità di popolo generoso - e comprenderete che il patriottismo non è una forma arcadica morta, mentre esso vive e vivrà nel pensiero e nel cuore dei popoli liberi, fino a che sarà culto gentile la riconoscenza per i fattori della nostra indipendenza.
     
      Ed è ai giovani che insieme a Voi miei vecchi commilitoni - che io dedico questo libro mio: - è ai giovani che, anche in nome vostro, ricordo tutta quell'epoca che parrà leggenda, quando il tempo renderà la tarda ma dovuta giustizia agli uomini ed agli eventi storici.
      Ed è ai giovani che hanno l'anima piena di speranze e d'amore, e sentono che la vita sarebbe sterile senza la luce d'un ideale, che io mando il mio saluto augurale.
      Su, su, giovani d'Italia! - Come voi, rosei e frementi nei loro vent'anni, eran coloro che dal 48 al 70 combatterono per redimere l'Italia - eran come voi animosi e gagliardi gli studenti che a Curtatone e Montanara, come a Roma, tennero alto agli albori del nostro risorgimento, il genio e il valore italiano; - come voi erano entusiasti e nobilmente ribelli i Mille compagni di Garibaldi, che salpando da Quarto compirono il più grande fatto storico dell'epoca moderna; - e giovani come voi erano i caduti sui campi di battaglia per la causa santissima da Custoza a Milazzo - da S. Martino a Calatafimi - da Pastrengo a Bezzecca - da Volturno a Castelfidardo e Mentana; e le zolle d'Italia, ricoprono ovunque pietose le ossa generose di quella balda e fiera gioventù, che tutto abbandonando affrontava la morte al grido di "Viva Italia!


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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