Nelle provincie di Catanzaro, di Abruzzo, di Salerno, di Lecce, di Campobasso e di Avellino, si apprestavano armi ed armati. Che più? Napoli insorgeva massacrando Svizzeri e spie borboniche.
L'ora della libertà pareva suonata da un punto all'altro d'Italia! Sventuratamente non fu di lunga durata; mancò un'unica direzione e la concordia.
Dal Ministero di Guerra e Marina veniva emanato il seguente ordine del giorno:
Gloria e lode ai nostri fratelli di Calabria. Un avviso telegrafico giunto ieri da Messina alle ore 23-1/2 così avvisa:
Dal piano della Corona ci viene con espresso avvisata la disfatta delle truppe borboniche per parte dei naturali di Catanzaro e la morte del Nunziante; l'azione ebbe luogo presso il fiume Angitola nel giorno di ieri.
Ci consola, o Cittadini, vedere eseguita con tanta giustizia l'ira del Cielo.
Attendiamoci di sentire altre vittorie, acciò si giungesse al santo scopo di liberare gli afflitti fratelli del Continente dal duro giogo d'un barbaro.
Palermo, 30 giugno 1848.
Il Maresciallo di Campo, Ministro della Guerra
Giuseppe Paternò
CAPITOLO III.
Garibaldi s'imbarca coi suoi legionari per l'Italia.
Si era alla fine del 1847 e ogni bastimento che approdava alla Plata, portava dal vecchio continente l'annunzio di avvenimenti importanti.
Un nuovo Pontefice benediva l'Italia, perdonava ai ribelli, accoglieva i proscritti, e poneva sotto la tutela della Croce la causa dei popoli. Queste notizie entusiasmavano i legionari e la partenza per l'Italia era nella mente di Garibaldi ormai risoluta.
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