Queste truppe per la via di Ancona giungevano a Bologna il 16 e 18 aprile; e non più in numero di 2200 combattenti, ma di circa 8000 uomini, pieni di ardimentoso entusiasmo per la libertà della patria.
Il mattino del 27 di marzo Carlo Alberto assumeva in Alessandria il comando supremo dell'esercito e il 29 entrava(3) in Pavia, ove era accolto con grande gioia dai cittadini. Agl'inviati di Milano si esprimeva in sensi di vera devozione alla causa dell'unità italiana e manifestava il deliberato proposito di volere liberata l'Italia dallo straniero.
Procedeva quindi innanzi coi suoi figli fino a Lodi e vi piantava il suo quartier generale, da dove emanava i seguenti proclami:
Italiani della Lombardia, della Venezia, di Piacenza e Reggio!
Chiamato da quei vostri concittadini nelle cui mani una ben meritata fiducia ha riposto la temporanea direzione della cosa pubblica, e sopratutto spinto visibilmente dalla mano di Dio, il quale, condonando alle tante sciagure sofferte da questa nostra Italia, le colpe antiche di lei, ha voluto ora suscitarla a nuova gloriosissima vita, io vengo tra voi alla testa del mio esercito, secondando così i più intimi impulsi del mio cuore; io vengo tra voi non curando di prestabilire alcun patto: vengo solo per compiere la grand'opera, dal vostro stupendo valore così felicemente incominciata.
Italiani! In breve la nostra patria sarà sgombra dallo straniero. E benedetta le mille volte la Provvidenza Divina, la quale volle serbarmi a così bel giorno, la quale volle che la mia spada potesse adoperarsi a procacciare il trionfo della più santa di tutte le cause.
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