Il bravo generale Ferrari si spinse con una forte ricognizione verso il Piave. Venuto a contatto col nemico ingaggiava il combattimento di tiragliori, facendo piazzare intanto la debole sua artiglieria. Al contrattacco del nemico, che aveva spiegato forze imponenti, e al fuoco delle sue artiglierie che fulminavano, la colonna(4) avanzata composta di truppe di linea non resse, balenò prima, poi, presa da panico, si sbandava abbandonando al nemico un cannone e non arrestandosi che a Treviso. Non giovò l'intrepido e valoroso esempio del generale di fronte al fuoco: fu vana la voce degli ufficiali che tentarono di richiamarli al dovere e di fare argine alla fuga; nulla valse e la rotta, di quella truppa fu completa. I volontari marchigiani, romagnoli, umbri, romani rimasero al loro posto ma non poterono riparare al disastro: questi si misero sotto gli ordini del colonnello Galletti e del Sante per riannodarsi alle truppe del generale in capo Durando, avendo il generale Ferrari abbandonato il comando, offeso della condotta del Durando che gli aveva fatto mancare il promessogli soccorso.
Nei combattimenti di Cornuda e di Treviso, sostenuti con valore dalle forze di linea e di volontari comandate dal generale Ferrari si distinsero:
Patrizi Filippo, Galletti Bartolomeo, Diamilla-Muller Demetrio, Stefanoni Carlo, Ruspoli Bartolomeo, Tittoni Angelo, Pianciani Luigi, Del Grande Natale, Montecchi Mattia, Gariboldi Alessandro, Ceccarini Luigi, De Angelis Pietro, Federici Romolo, Savini Francesco, Gazzani Adriano, Silli Giuseppe, Chiavarelli Antonio.
| |
Ferrari Piave Treviso Galletti Sante Durando Ferrari Durando Cornuda Treviso Ferrari Filippo Galletti Bartolomeo Diamilla-Muller Demetrio Stefanoni Carlo Ruspoli Bartolomeo Tittoni Angelo Pianciani Luigi Del Grande Natale Montecchi Mattia Gariboldi Alessandro Ceccarini Luigi De Angelis Pietro Federici Romolo Savini Francesco Gazzani Adriano Silli Giuseppe Chiavarelli Antonio
|