Sulla destra a Sommacampagna eransi pure erette alcune trincee, difese da un battaglione del 13° e dai Toscani con tre cannoni.
Stava in riserva Novara Cavalleria. Erano in tutti appena ottomila uomini.
In Villafranca stavano gli altri due battaglioni del 13°, un secondo battaglione Toscano e mezza batteria di artiglieria; in tutto duemila cinquecento uomini che non presero parte al combattimento.
L'attacco incominciò a Sona alle 6 del mattino del 23 luglio; i Piemontesi assaliti da tre lati con forze tre volte superiori, respingevano con grandissimo valore i ripetuti attacchi.
E sebbene il Wimpfen vedendo l'ostinata resistenza dei Savoiardi e dei Parmensi avesse mandato in aiuto la riserva, pure poco frutto ne riportava contro il bastione difeso dalla brava artiglieria e dalle valorose truppe di fanteria; nè sarebbero riusciti ad impadronirsene se Sommacampagna avesse potuto resistere. Ma come era possibile resistere mentre tre battaglioni combattevano arditamente per più ore contro tre brigate? E non sarebbero entrati in Sommacampagna neppure; ma gli Austriaci per venirne a capo, collocata una batteria di obici sull'altura del Santuario della Salute, fecero piovere nel paese tale una grandine di proiettili che i Piemontesi dovettero sloggiare e ripiegare assai ordinati sopra San Giorgio in Salice, nel qual luogo erasi già ridotto il generale Broglia ritiratosi egli pure in ordine perfetto portando con se la sua artiglieria; dietro ordine ricevuto dal generale De Sonnaz ricondusse le valorose truppe per Sandrà e Colà sopra Pacengo.
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