Gli austriaci senz'altro cominciarono l'attacco lungo la linea che da Porta San Felice stendesi a quella Galliera, punto formidabilmente battuto.
Da porta Galliera la mitraglia contro la strada diretta recava danni gravissimi; cannoni, dalla Montagnola e da piazza d'armi, fulminano contro le case e gli sbocchi delle vie.
Le racchette, i razzi, le bombe piovendo nella città, recavano gravi guasti agli edifizi, ed appiccavano incendi, che i bravi pompieri a stento riuscivano con ammirevole coraggio a domare.
Ma il popolo non si atterrisce, anzi cresce il suo sdegno di fronte a tali barbarie e armatosi di fucili o con qualsiasi altro mezzo offensivo che può trovare incomincia una disperata difesa. Si combatteva da due ore virilmente da parte dei cittadini; quando la guardia civica con due cannoni si piantò alla Montagnola menando strage dei nemici, che sfiduciati e vinti si danno alla fuga, lasciando prigionieri ufficiali e soldati. Per fortuna loro il popolo, senza alcuna direzione, non pensò di approfittare della fuga, nè d'impadronirsi dei cannoni che poterono portar seco.
Fu universale il grido di gioia da parte dei cittadini quando, usciti i nemici, si videro padroni di Porta Galliera.
Ma la gioia della vittoria non fece dimenticare i pericoli ai quali la città era esposta. Fu ordinato un servizio di sorveglianza e di difesa lungo tutte le mura, e fu salutare consiglio.
Un corpo di cavalleria muovendo da S. Felice si dirigeva lungo gli spalti esterni verso Porta S>. Mamolo, minacciando d'impadronirsi degli sbocchi e dei Colli che da quel lato sovrastano e dominano la città; una mano di bravi giovani, appostata in un interno riparo, lasciarono venirsi sotto i cavalieri nemici e con una scarica generale ne ferirono diversi e misero in fuga gli altri.
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