Una nuova campagna era incominciata in Lombardia! Il giorno 16 stette ad aspettare un nuovo assalto del nemico, che non si fece vedere; il dì seguente per la Valgana, s'avvicinò a piccole tappe a Varese, dove entrò il 18 alle cinque del pomeriggio.
La patriottica città lo accolse trionfalmente. Vi passò in riposo la giornata del 19, e la mattina del 20 avvertito dell'avvicinarsi di un grosso corpo di Austriaci ordinò la ritirata sulle colline d'Induno, spingendo Medici ad Arcisate. Il giorno appresso alcune compagnie presentavansi in ricognizione e, raccolte le notizie sulle posizioni occupate da Garibaldi, ripartivano. Il 23 tutta la divisione D'Aspre, comandata dal generale in persona, forte di dodicimila uomini, entrava in Varese, mentre due altre colonne Austriache, l'una da Luino e l'altra da Como, erano in moto per occupare tutti i passi della Valcuvia e del Mandrisiotto con l'intendimento di impedire a Garibaldi ogni ritirata e farlo prigioniero.
Garibaldi comprese che se lasciava tempo a tutte quelle colonne nemiche di compiere le loro manovre, chiusa ogni via di scampo, ne sarebbe rimasto schiacciato. Non esitò un istante; lasciò Medici ad Arcisate con duecento uomini, con l'ordine di tenere a bada e molestare il nemico, di resistere più che avesse potuto, ed all'estremo di rifugiarsi in Svizzera; egli risalì per un tratto la Valgana, per confermare gli avversari nella credenza che volesse difendersi su quegli altipiani, poi ad un tratto mutò direzione, girò per Valcuvia, scese(11) rapidamente su Gavirate, costeggiò il Lago e per Capolago e Gazzada, dopo due giorni di marcia forzata riuscì a Morazzone, alle spalle del nemico che credeva averlo sempre di fronte.
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