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      Assalito il 24 agosto da circa cinquemila austriaci che in più colonne s'erano mosse ad avvilupparlo, con soli duecento dei suoi, tenne fronte per oltre quattr'ore ai replicati assalti; finchè divenuta pericolosa ogni ulteriore resistenza, si ritirò in buon'ordine nella limitrofe Svizzera, lasciando le truppe del D'Aspre nell'illusione di avere combattuta l'intera Legione di Garibaldi, e di avere riportato una grande vittoria. Così finì la prima impresa di Garibaldi in Italia. Essa riuscì quale doveva essere! Fu la protesta di un uomo avvezzo a non deporre le armi che dopo la vittoria e non contro l'armistizio Salasco; fu l'audace disfida di un eroe, e una disperata rivolta, della quale nessun'altri all'infuori di lui e dei suoi avrebbe affrontate le conseguenze.
      Militarmente considerata, la mossa di Morazzone fu una delle più ardite che la mente di uno stratega possa immaginare. Lo stesso generale(12) D'Aspre scoprì nella azione del suo avversario, i lampi di un gran genio militare, che gli italiani non avevano ancora appreso a conoscere e lo confessava così a persona elevata: "L'uomo che avrebbe potuto essere utile nella vostra guerra del 1848, l'avete disconosciuto; esso era Garibaldi".
     
      Garibaldi fu costretto da quei febbroni che mai l'avevano abbandonato durante tutta la campagna a prolungare la sua dimora in Svizzera più di quanto avrebbe voluto; alla metà di settembre potè partirne, e si ricondusse a Nizza per rivedervi la moglie, il figlio, la madre. Ma vi rimase per poco perchè la febbre della lotta gli bruciava le vene.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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